
Vai a Cagliari e trovi l’oro. Quello bianco intendo. Ho vissuto a Cagliari per trent’anni e quest’oro bianco ho avuto la fortuna di vederlo molte volte.
Se qualcuno mi chiede un consiglio su cosa vedere a Cagliari che non sia né città né mare, io non ho dubbi sulla risposta. Esiste infatti un luogo fatto di natura, storia e industria, un ecosistema affascinante perfettamente integrato nell’ambiente. Un luogo che regala una prospettiva sulla città che ancora in pochi conoscono. Un luogo d’acqua e vento, un luogo di storie che vale la pena ascoltare. Se non sapete cosa vedere a Cagliari, avete due ore libere e volete trovare l’oro bianco, questo è il post(o) perfetto.
[…] una lunga, strana lingua di sabbia corre come una sopraelevata lontano attraverso le secche della baia, col mare aperto da una parte, e vaste lagune, una cosa da fine del mondo dall’altra. Oltre queste ci sono montagne scure dalle molte vette, proprio come oltre la vasta baia ci sono tetre colline. È un paesaggio davvero strano: come se il mondo finisse qui.
[…] e in questa fine del mondo sorge Cagliari.
D. H. Lawrence
Grazie al mio amico Andrea Pruneddu per questo bellissimo scatto delle Saline Conti Vecchi
Le Saline Conti Vecchi
Un’oasi naturalistica alle porte della città, un luogo imperdibile da visitare a bordo di un suggestivo trenino: le Saline Conti Vecchi. Un affascinante sito di archeologia industriale immerso in una grande area lagunare dove ammirare candide montagne di sale e oltre 50 specie di uccelli tra cui i tanto amati fenicotteri rosa nel loro habitat naturale.
E con un po’ di fortuna incontrerete anche Silvio, l’unico pellicano che si aggira tra gli stagni di Cagliari. Di lui vi racconto più avanti!
Le Saline Conti Vecchi si trovano senza dubbio nella mia lista di posti meno conosciuti ma altamente suggestivi da vedere a Cagliari, con il loro fascino un po’ industriale, sono perfette per gli amanti della natura e dei luoghi ricercati.
Cosa vedere a Cagliari: un luogo del FAI
Le Saline Conti Vecchi sono state aperte al pubblico nel 2017 e grazie alla collaborazione tra il Fondo Ambientale Italiano – FAI e l’Eni queste saline sono diventate il primo sito di archeologia industriale in Italia visitabile all’interno di un impianto ancora in funzione.
I suoi impianti di produzione sono in funzione dal 1931 e producono circa 400 mila tonnellate di sale all’anno.
Ci troviamo all’interno dello stagno di Santa Gilla, con i suoi 2700 ettari di acque che grazie al lavoro combinato dell’uomo e della natura danno vita alle saline più longeve della Sardegna (le seconde più grandi d’Italia), un vero e proprio patrimonio culturale e paesaggistico.
Questo è certamente un luogo insolito da cui vedere Cagliari. La vista da qui è unica anche per un cagliaritano doc.
Foto di Andrea Pruneddu
Organizzare una visita alle Saline Conti Vecchi
Risolto ogni dubbio su cosa vedere a Cagliari, non rimane che organizzare. Visitare le Saline Conti Vecchi è davvero semplice, adatte a tutte le stagioni, adulti e bambini, accessibili anche alle persone con disabilità. Si raggiungono in soli 10′ di macchina dal centro di Cagliari ma se non avete a disposizione un’auto ti consiglio di prenotare il servizio di Sud Sardegna Transfer, con partenza dalla stazione ferroviaria di Cagliari.
Per prenotare un tour alle saline basta andare sul loro sito web a questo link. Per scoprire altre curiosità e gli eventi in programma a cui è possibile partecipare, visitate la pagina Facebook FAI – Saline Conti Vecchi.
Quando andare alle saline
Le saline sono aperte tutti i giorni tranne il lunedì.
Il periodo più magico per visitarle è quello della raccolta del sale, tra agosto e settembre, in occasione della quale organizzano tantissimi eventi. Se volete invece vederle nel massimo della loro colorazione rossa questo avviene in concomitanza con l’aumento delle temperature, quando la concentrazione del sale nelle vasche aumenta e l’acqua si tinge di rosso.
Il colore rossastro delle vasche è dovuto all’alta concentrazione di un’alga detta dunaliella salina, che fa parte della catena alimentare dei fenicotteri e conferisce loro il caratteristico colore rosa del piumaggio. Questi infatti si nutrono di un gamberetto, l’artemisia salina, che si nutre a sua volta della dunaliella. Ed ecco svelato il segreto di così tanta bellezza, è proprio vero che l’alimentazione conta tantissimo!
Come si svolge la visita
Lo spettacolo inizia in realtà ancora prima di raggiungere il sito, quando da Cagliari si percorre in auto una lunga stradina che attraversa gli specchi d’acqua della laguna. Sullo sfondo i monti di Capoterra e tutto intorno a voi vasche colorate e uccelli di ogni specie. Vale la pena fare qualche sosta fotografica già da qui.
Foto di Andrea Pruneddu
La visita vera e propria inizia negli edifici storici, ripristinati dal FAI nel loro aspetto originale. Si scrutano vecchi fogli con appunti e calcoli scritti a mano nell’ufficio del Direttore, per passare poi all’Archivio dove decine di antichi volumi riposano immobili su una libreria a muro. Sembra di essere tornati negli anni ’30, tra vecchi arredi e macchine da scrivere qua il tempo si è fermato a 90 anni fa. La visita continua poi nella sala costi e contabilità e nella vecchia officina, dove è proiettato un bellissimo video che racconta le origini e il contesto storico – culturale – ambientale delle Saline.
Il trenino e l’area naturalistica
Dopo la visita ai vecchi uffici, un trenino e la sua guida vi aspettano nel piazzale esterno per accompagnarti nell’area naturalistica, dove migliaia di fenicotteri rosa, falchi pescatori, aironi bianchi e tante altre specie di volatili da decenni vivono qui indisturbati.
Attraverserete un contrasto ipnotizzante di colori che cambiano in base alle stagioni, al vento e alla pioggia, passerete affianco a montagne di sale bianchissime e impianti industriali di estrazione e raccolta.
Nelle giornate particolarmente ventose rimarrete ipnotizzati dai movimenti di una schiuma bianca ai lati della strada: non è sale, né ovviamente neve, ma è l’effetto del forte vento che spinge molecole gassose in quelle liquide dell’acqua salata (chiedo scusa ai chimici per questa spiegazione poco tecnica) e crea questa schiuma poco compatta che a tratti ruba letteralmente la scena al contesto intorno.
Per avvistare meglio i volatili potete chiedere i binocoli all’ingresso, anche se molti di loro saranno particolarmente vicini e si faranno ammirare benissimo anche ad occhio nudo.
La visita si conclude con un bel giro nel laboratorio chimico e nell’ex falegnameria, dove scoprirete le varie fasi del ciclo produttivo del sale, rimasto identico fin dai tempi dei Fenici e basato su tre elementi naturali essenziali: sole, acqua e vento, sapientemente guidati dalla mano dell’uomo.
Piazzale dell’officina A bordo del trenino Schiuma bianca ballerina Fauna della salina Macchinario di raccolta Officina
Altre info utili per la visita
Su richiesta, è possibile visitare ciò che rimane del vecchio villaggio operaio, un vero e proprio villaggio fantasma in cui si svolgeva la vita quotidiana dei salinieri e delle loro famiglie, dotato di abitazioni, asilo e infermeria. All’interno della salina si era infatti creato uno spirito di comunità fortissimo, i ragazzi più grandi andavano a scuola a Cagliari con un pullmino guidato dal sig. Lecca e la raccolta dell’immondizia all’interno del villaggio veniva fatta con un’asinella di nome Gigia. Qua l’organizzazione non mancava e tutto funzionava molto bene.
Durante la visita le guide vi racconteranno tante altre curiosità e aneddoti su questo posto e su alcuni dei suoi abitanti, umani e animali, del passato e del presente. Qua sotto vi racconto una di queste storie.
Cagliari e il suo sale dolce
L’oro bianco di cui parlavo quindi non è altro che sale, così chiamato perché in antichità era davvero raro e prezioso.
Ho scoperto che il sale è l’unico minerale che mangiamo e in Sardegna la sua produzione risale a tempi antichissimi. I primi a sfruttare il sale a Cagliari furono i fenici, poi i punici, i greci e i romani. Il sale di Cagliari aveva una proprietà molto apprezzata dai paesi del Nord Europa che lo utilizzavano soprattutto per la conservazione del pesce: era dolce.
Pensate che in antichità la sopravvivenza di intere comunità dipendeva dal sale, importantissimo per la conservazione, l’affumicatura e l’essiccazione di molti cibi. Ecco perché anche intorno al sale di Cagliari si è creato un enorme interesse, chi non poteva produrlo doveva ottenerlo attraverso il commercio.
Un’altra cosa sorprendente è che il sale è prodotto ancora oggi con gli stessi metodi usati nell’antichità: uno di questi consiste nell’evaporazione dell’acqua marina. Durante la visita alle Saline Conti Vecchi passerete in mezzo alle vasche evaporanti per ammirarne la bellezza e i colori che cambiano in base al clima e alle stagioni.
La storia curiosa di Silvio il pellicano
Foto di Roberto Porcu – FAI Saline Contivecchi
Come promesso ecco la storia di Silvio, l’unico esemplare di pellicano presente nella zona. La sua storia è davvero curiosa: nel 2008 un forte vento di grecale lo portò in Sardegna insieme ad uno stormo di altri 50 pellicani, deviando il loro abituale percorso di migrazione dall’Africa all’est Europa. Tutti i suoi compagni ripartirono quasi subito, tranne lui, che continua ad aggirarsi indisturbato tra gli stagni della zona ed è stato ribattezzato Silvio dagli operatori del Parco di Molentargius, dal nome del famoso scrittore e patriota italiano Silvio Pellico.
Certo, tra fenicotteri e aironi lui non è certo una silhouette, ma questo non sembra disturbarlo poi tanto perché ormai la sua fama lo precede.
Visitate la pagina Facebook FAI – Saline Conti Vecchi per scoprire altre curiosità e tutti gli eventi in programma!